Tutti i pronostici del campionato di calcio tedesco: analisi delle partite con precedenti, statistiche, quote, probabili formazioni e approfondimenti in vista di ogni giornata di Bundesliga.
La Bundesliga rappresenta la maggiore serie professionistica del calcio tedesco. In pratica sotto questa dizione è stato riunificato un movimento che si era spezzettato sempre di più, anche a causa della situazione lasciata dal secondo conflitto mondiale. La prima edizione del torneo risale al 1963, quando l’introduzione del girone unico spazzò via la miriade di tornei di carattere territoriale. E soprattutto permise alla Bundesliga di assumere una rilevanza sempre maggiore, tanto da essere considerata attualmente il quarto torneo nazionale in ordine di importanza a livello europeo.
Alcuni dei momenti più importanti che hanno segnato la storia del campionato di calcio tedesco.
Nel calcio tedesco, non esistono club mai retrocessi in seconda serie. Neanche il Bayern Monaco, una delle squadra più forti del globo è in grado di vantare questa prerogativa. Nel 1955-56, infatti, con il Paese spezzato in due dopo la sconfitta della Seconda Guerra Mondiale, e il football locale spezzettato in ben cinque leghe regionali, i bavaresi furono costretti a giocare nella seconda divisione per la prima e unica volta nella loro storia, prima di assumere la guida del movimento calcistico teutonico.
C’è però un sodalizio che questa prerogativa l’ha dovuta abbandonare soltanto da poco. Stiamo parlando dell’Amburgo, nome con il quale è noto in Italia l’Hamburger Sport-Verein (HSV), sceso nella Zweite Bundesliga, ove tuttora milita, nel 2018. Ultima squadra a doversi rassegnare in tal senso, con grande e comprensibile dolore della sua appassionata tifoseria.
La storia dell’Amburgo è estremamente gloriosa. Nato nel 1887, il club anseatico vanta nel suo palmares sei titoli nazionali, tre coppe di Germania, due coppe di Lega, una Coppa dei Campioni e una Coppa delle Coppe.
In particolare, la Coppa dei Campioni fu ottenuta ai danni della Juventus nel 1982-83, al termine di un periodo d’oro, caratterizzato dalla presenza di alcune delle stelle più fulgide del calcio europeo. In particolare del forte terzino Manfred Kaltz, dell’ariete centrale Horst Hrubesch e del regista Felix Magath.
Proprio quest’ultimo segnò la rete che consegnò la massima competizione continentale all’Amburgo, sancendo la rivincita rispetto a quanto accaduto due anni prima, quando si era trovato sbarrata la porta dagli inglesi del Nottingham Forest.
Un periodo in cui l’Amburgo aveva saputo impiegare al meglio le proprie risorse economiche, ad esempio acquistando un fuoriclasse come Kevin Keegan dal Liverpool e destinato a lasciare il passo alle ristrettezze economiche dei decenni successivi. Testimoniato dalla cessione di Thomas Doll, stella emergente del team, alla Lazio, nel 1992, operata nella speranza di poter investire il ricavato per puntellare una squadra in aperta crisi tecnica.
Anni poco brillanti, dunque, nel corso dei quali, comunque, pur scivolando progressivamente verso il basso, gli anseatici ebbero la soddisfazione di restare l’unico club ad aver partecipato a tutte le edizioni della Bundesliga. Un record diventato possibile nel 1997-98 con la retrocessione del Colonia, unica rivale in tal senso.
Un record, quello delle presenze nella massima divisione, che ha per lungo tempo costituito un vero e proprio vanto per i tifosi dell’Amburgo, più ancora dei successi riportati nel corso della storia. Tanto da spingerli ad identificare il loro simbolo in un orologio, quello presente all’interno del Volksparkstadion, nel quale erano riportati gli anni, i mesi, i minuti e i secondi passati dal club in Bundesliga. Un simbolo addirittura più forte della mascotte Hermann, il dinosauro blu che campeggia sulle bandiere dei tifosi, richiamando il colore di quel mare il quale è considerato parte integrante della tradizione cittadina.
Un simbolo il quale, però, è stato praticamente mandato in disuso dalla retrocessione del club, avvenuta il 12 maggio del 2018, ovvero dopo ben 54 anni, 164 giorni, 2 ore, 50 minuti e 43 secondi. Un evento il quale, del resto, era considerato ormai maturo dagli osservatori, come dimostra la stentata salvezza di tre anni prima, quando soltanto una rete di Nicolaj Muller, nei minuti di recupero del Playout cui era stata costretta la squadra anseatica, lo aveva rimandato. Da quel momento l’orologio è fermo, in attesa di poter essere magari riavviato con il ritorno in quello che i tifosi dell’Amburgo reputano il loro vero campionato: la Bundesliga.